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L’autogestione è una perdita di tempo?

Anche quest’anno il nostro liceo ha svolto per tre giorni attività Autogestite alternative alle lezioni normali. Finite le giornate siamo tutti tornati alle solite occupazioni… ma com’è è stata vissuta da tutti gli altri? Noi della redazione abbiamo raccolto opinioni e riflessioni da parte di studenti, personale ATA e un ospite speciale: il Preside.

di Gabriel Hoogerwerf, Aurora Martelli e Andrea Volpe 

MASSIMO GIORGINI (DIRIGENTE SCOLASTICO): Per un preside un’autogestione comporta ovviamente preoccupazioni di tipo istituzionale e amministrativo ovvero riorganizzare l’orario dei docenti, garantire la vigilanza degli studenti e altre che sono comunque affrontabili e gestibili .Io penso comunque che momenti come questi possano servire a creare delle forme di arricchimento. Per certi versi comportano la perdita di giorni di scuola ma hanno aspetti positivi ad esempio quello di dare ai ragazzi la possibilità di sperimentarsi in chiave organizzativa e di approfondire argomenti che li interessano. Inoltre i ragazzi del liceo che hanno partecipato mi sembra abbiano dimostrato una certa serietà. Vi sono stati però due lati negativi: da un lato la scarsa partecipazione in quanto ci sono state molte assenze, il che significa che una parte importante degli studenti non si è sentita interessata. Anche alcuni tra i ragazzi che erano presenti hanno chiesto di fare attività didattiche. Questo dimostra che effettivamente una grande parte degli studenti non ha dimostrato grande interesse. Inoltre tra i gruppi e attività ce n’erano di interessanti e importanti ma ce n’erano altri che mi sembravano un po’ estemporanei. Quindi pensando anche al futuro credo che gli studenti ma anche le altre componenti scolastiche si debbano chiedere se valga la pena di continuare con l’autogestione e soprattutto di continuare in questo modo.

BIDELLA: A mio parere l’autogestione è solo una perdita di tempo, perché non fate né lezione, né svolgete altre attività istruttive come ad esempio lavorare con i più piccoli. Avete fatto assemblea tutti i mesi, ora manca un mese e mezzo alla fine della scuola e siete con l’acqua alla gola. Ciò non vuol dire che se aveste scelto un altro periodo la situazione sarebbe stata differente: io sono generalmente contro. Tuttavia devo ammettere che siete stati bravi, mi aspettavo un caos generale, perché questi giorni di solito vengono presi molto alla leggera per distrarsi. Però penso che già perdiate troppo tempo, perdete tempo per andare in gita, per le assemblee, per tutti gli impegni personali, e poi vi ritrovate a fine anno senza riuscire a svolgere il vostro programma con tranquillità. Anche l’insegnante come può recuperare il tempo perso dopo un rientro da tre giorni di tregua? Invece di 10 pagine ve ne assegna 15 o 20! Alla fine ci rimettete voi studenti. Io da ex alunna vi dico che negli anni 70’/80′ sì abbiamo lottato, ma per cose sbagliate: io ero contraria, secondo me è giusto che chi vuole studiare debba studiare, chi non vuole studiare vada a imparare un mestiere. Una volta chi non ne aveva voglia andava a lavorare dopo la terza media. E’ anche colpa delle lotte studentesche se la scuola oggi è quella che è; una volta il professore aveva più potere, gli insegnanti erano dei secondi genitori che formavano i ragazzi a scuola, soprattutto nelle scuole elementari e medie.

ELISA GRENDENE (studentessa): Questa autogestione non è stata una delle migliori, soprattutto rispetto a quelle che siamo riusciti a vedere gli anni scorsi. Mi è dispiaciuto tanto per lo scarso livello. E’ un’occasione che non dovremmo farci scivolare dalle mani perché non a tutti è concessa e non a tutti per non cosi’ tanto tempo. Ci sono state persone esterne che sono state invitate apposta per questa occasione e non sono state degnamente considerate e per quanto riguarda il rispetto c’è stata una forte mancanza. Io con un mio compagno c’eravamo impegnati per fare un gruppo sull’immigrazione, per parlare di qualcosa di cui tra i i giovani non si parla tanto. Non è stato un gran successo perché ci siamo visti una persona su delle quattordici che si erano iscritte. Secondo me è perché la gente l’ha presa come una sorta di vacanza; è vero che non è la scuola che conosciamo tutti i giorni ma allo stesso tempo non è da prendere sotto gamba dicendo cose come “ok posso stare a casa” oppure “ok posso guardare un film per tre giorni”.  Quindi secondo me ci vorrebbe una sorta di esame di coscienza da parte di tutti per capire che queste bellissime opportunità di riuscire a discutere insieme. L’unica cosa da migliorare è la volontà delle persone, questo è il punto chiave ma purtroppo non è facile come cosa!

I punti di vista emersi sono risultati differenti e fanno pensare su come la nostra autogestione non sia sempre ben vista. Abbiamo capito quali sono stati i punti negativi e speriamo siano spunto di riflessione e miglioramento per l’anno prossimo!

Mancano due minuti e mezzo alla fine del mondo?

È il 1947, il mondo si trova nel pieno dei preparativi di una guerra che non verrà mai combattuta, la guerra fredda. Le due grandi potenze: USA e URSS iniziano una grandiosa corsa agli armamenti che culmina con la proliferazione incontrollata di armi atomiche.

di Andrea Volpe

Nello stesso anno un gruppo di fisici nucleari dell’ Università di Chicago decise di riunirsi sotto una pubblicazione scientifica chiamata “Bulletin of the Atomic Scientists”. All’interno di quest’ultima, il gruppo di scienziati inserì un orologio metaforico che si muoveva a seconda degli eventi geopolitici. La particolarità era che nel doomsday clock la mezzanotte simboleggiava la fine del mondo.

Alla sua creazione, la lancetta lunga venne posizionata  sette minuti prima di mezzanotte e nel corso degli anni si è mossa spesso. La massima lontananza è stata di 17 minuti e venne registrata nel 1991  grazie ai trattati di riduzione delle armi strategiche e alla dissoluzione dell’URSS. Al contrario, la maggiore e pericolosa vicinanza (2 minuti) venne raggiunta nel 1953 dopo i test di armi termonucleari Usa e Urss. Gli iron maiden si ispirarono proprio al Doomsay clock per il loro brano “2 minutes to midnight”.

E oggi quanto manca alla fine del mondo?
Secondo gli scienziati americani oggi mancherebbero solo 2 minuti e mezzo a causa dei crescenti nazionalismi e il rischio di una nuova corsa al riarmo. Appena in tempo per leggere qualche altro articolo del nostro blog!

Il Grande Bidello – Terre di Mafia

La penetrazione delle mafie in Emilia-Romagna è stato l’argomento trattato nell’ultimo incontro del Laboratorio di Politica del Liceo Da Vinci lo scorso 27 marzo al Municipio di Casalecchio di Reno.
Sono intervenuti il consigliere regionale Antonio Mumolo (PD), Enza Rando dell’ufficio legale di Libera, Antonella Micele, coordinatrice regionale di Avviso Pubblico, Antonio Monachetti, referente di Libera Bologna e gli studenti del Presidio Antonino Polifroni della nostra scuola.

Antonio Mumolo ci ha parlato del Testo Unico sulla Legalità approvato lo scorso ottobre dalla Regione Emilia-Romagna, Enza Rando dei processi di mafia Aemilia e Black Monkey che si stanno svolgendo nella nostra regione, Antonella Micele dell’impegno degli enti locali a contrastare le infiltrazioni mafiose nelle amministrazioni, Antonio Monachetti dell’importanza dei Presìdi di Libera.

Infine la studentessa Giada Gianfreda ci ha parlato di quello che si è portata a casa dopo l’esperienza con il Presidio Antonino Polifroni in Calabria, esperienza da cui è stato tratto il video In viaggio per testimoniare la memoria.

Buon ascolto!

 

Il Grande Bidello – Giovani ed Europa: un futuro insieme?

L’Unione Europea è stato il tema del quarto incontro del  Laboratorio di Politica del Liceo Da Vinci lo scorso 23 febbraio. Sono intervenuti i due europarlamentari Marco Affronte dei Verdi ed Elly Schlein di Alleanza Progressista, oltre a Stefania Fenati dell’Antenna Regionale Europe Direct. Nel corso della puntata abbiamo dato la parola anche alla studentessa Aurora Martelli.

Stefania Fenati ci ha parlato del rapporto dei giovani con l’Europa.

Marco Affronte ed Elly Schlein  hanno esposto le loro opinioni sui temi di cui si occupano nell’Europarlamento.
Marco Affronte in particolare fa parte della Commissione Ambiente e con lui abbiamo parlato del problema dell’inquinamento dei mari.
Invece Elly Schlein si occupa anche di immigrazione e diritto all’asilo, temi emersi durante il laboratorio: per questo motivo ci ha spiegato con esattezza di che cosa parla il Trattato di Dublino.

Conclude la puntata la studentessa Aurora Martelli che ci esprime il suo pensiero sul futuro dell’Europa.

Buon ascolto!

 

Leggi l’articolo Unione Europea: quale futuro?

Il Grande Bidello – Un’altra economia è possibile?

Al terzo incontro del laboratorio di politica del liceo Leonardo Da Vinci dello scorso 26 gennaio si è parlato della possibilità di un’economia sostenibile.

Sono intervenuti  i consiglieri regionali Yuri Torri del gruppo SEL-Sinistra Italiana e Andrea Bertani del Movimento 5 Stelle, Massimiliano Guerrieri del progetto pugliese Cianfrusoteca e la docente di filosofia del nostro Liceo Elena Fanti su esperienze concrete di economie alternative.

Noi della Leoradio abbiamo fatto in modo che tutti voi possiate ascoltare le loro opinioni, in particolare per coloro che non sono riusciti a venire all’incontro.

Vi presentiamo le interviste fatte agli ospiti e alla studentessa Chiara Vignudelli al termine dell’incontro.

Buon ascolto!

 

Leggi l’articolo L’economia che non punta al solo profitto

L’era Trumpopulista

Da poche ore Donald J. Trump è diventato ufficialmente il 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America: uno degli uomini più ricchi al mondo diventa uno degli uomini più potenti al mondo. 

di Andrea Volpe

Questo è sicuramente un giorno speciale,  non sarebbe un grosso azzardo dire che nei prossimi anni ricorderemo il 20 gennaio 2017 come la fine di un’era.  La politica ”pettinata”, nella quale si combatteva a colpi di proposte e programmi politically correct , sta poco a poco cedendo il passo a quella brutale e populista della quale il magnate americano non ne è solo baluardo ma anche ispirazione.

Questo fenomeno è osservabile un po’ in tutto il mondo, Europa compresa: come in Italia con l’ascesa del MoVimento di Beppe Grillo, in Francia con il Front National di Marie LePen o in Germania con la AfD di Frauke Petry, o ancora in UK Boris Johnson e il suo movimento per la Brexit.
Questi partiti sono stati in grado di dividere totalmente l’opinione pubblica: se da una parte c’è chi li ritiene capaci solo di creare confusione politica inutile, dal’altra c’è chi crede che siano le uniche speranze di risollevarsi dalla tanto sofferta crisi economica del 2008 dando anche un calcio al tanto odiato  politicamente corretto.

Nessuno di questi personaggi  era riuscito ad arrivare a governare la propria nazione, nessuno fino ad oggi, nessuno fino a  ”The Donald”.  Grazie alla nomina di Trump potremmo finalmente avere un’idea di ciò che succederebbe con un cosiddetto ”populista” ai vertici di potere.

Ciò che colpisce sicuramente è l’impressionante velocità con cui queste formazioni politiche  sono riuscite ad accaparrarsi una quantità tale di consensi.
La chiave di lettura è senza dubbio  il malcontento. A causa della già citata crisi del 2008, i governi  di tutto il mondo sono stati costretti ad attuare dolorose misure di emergenza che se da un lato hanno, in parte, salvato i conti pubblici, dall’altro hanno assicurato una diminuzione di fiducia enorme verso lo Stato, che difficilmente riuscirà ad essere riguadagnata. Infatti, il cittadino è stanco di dover pagare di più per ricevere  meno di ciò che riceveva qualche anno fa.
Trump e i suoi corrispettivi europei sono stati bravi a cogliere tutto questo malcontento popolare e trasformarlo in un consenso politico forte e numeroso, capace di far vincere delle elezioni presidenziali.

Dall’intensa campagna elettorale fino al primo discorso da presidente, Trump non ha mai smesso di fare promesse pesantissime come la costruzione del muro sul confine col Messico o l’abolizione del tanto lodato ObamaCare, la grande riforma sanitaria dell’amministrazione  precedente.

La promessa che ha più destato più scalpore tra i paesi amici è quella di defilarsi dalla NATO, ritenuta dal nuovo presidente obsoleta e inefficace.
In Europa quest’ultima dichiarazione è vista con grande sconforto, Gli USA – dalla Seconda Guerra Mondiale in poi – sono stati un modello di riferimento per gli altri Paesi  e un impegno minore nel Patto Atlantico crea instabilità all’interno dell’organizzazione stessa. I paesi europei farebbero bene a non avere paura di approfittare di questa situazione per costruire un esercito comune dell’Unione Europea che proteggerebbe gli interessi degli Stati membri e dei suoi cittadini.

In questo scenario che si preannuncia interessante e ricco di variabili sarà sicuramente interessante seguire l’evolversi degli eventi.

Il Grande Bidello – Perchè votare sì o votare no al referendum

Al secondo incontro del laboratorio di politica del liceo Leonardo Da Vinci dello scorso 24 novembre si è parlato del referendum costituzionale del 4 dicembre.

Sono intervenute Mauria Bergonzini dell’ANPI per le ragioni del “no” e la professoressa Elena Ferioli dell’Università di Bologna per le ragioni del “sì”.

Noi della Leoradio abbiamo fatto in modo che tutti voi possiate ascoltare le loro opinioni, in particolare per coloro che non sono riusciti a venire all’incontro.

Vi presentiamo le interviste fatte alle ospiti, che ci hanno dato rispettivamente 3 ragioni per votare “no” e “sì”.
Inoltre potrete sentire le opinioni di due studenti.

Buon ascolto!

 

Leggi l’articolo Si e No – Il Dilemma del Referendum

Una Vuelta por Toledo

Il programma Una Vuelta por Toledo nasce durante lo stage linguistico della classe 3CL del Liceo Leonardo da Vinci di Casalecchio nella città spagnola.

L’intensità delle circostanze vissute – per molti studenti si trattava del primo soggiorno all’estero -, le emozioni condivise e i momenti passati insieme hanno fatto nascere l’idea di comunicare anche ad altri la bellezza dell’esperienza.
Subito si è pensato di farlo in modo nuovo, affiché potesse a sua volta essere l’occasione per imparare a utilizzare e creare uno strumento attuale – il podcast – che raggiunga il maggior numero di persone.
Ascolterete quindi, in lingua spagnola, in 12 puntate il racconto cronologico dei dieci giorni passati in Spagna dalla viva voce di tutti i protagonisti.

 

Una Vuelta por Toledo è a cura della classe 3CL seguita dalla professoressa Maria Carla Ponzi, con il tutoraggio della dottoressa Sara Carboni.
Gli studenti che hanno partecipato al progetto sono: Sofia Carlotti e Sara Quadalti per la puntata 1, Camilla Albertazzi e Elisa Rizzioli per la puntata 2, Riccardo Angiolini e Alice Scorzoni per la puntata 3, Alessandro Andini e Francesco Rosati per la puntata 4, Selma El Harkaoui e Angelica Scarcella per la puntata 5, Greta Ippoliti e Andrea Volpe per la puntata 6, Ilaria Demaria e Federica Zhou per la puntata 7, Alma Balduzzi e Gaia Giovagnoni per la puntata 8, Nicolò Presiccio e Soukaina Daraoui  per la puntata 9, Aurora Barretta e Gaia Martini per la puntata 10, Elisa Gamberini ed Erica Stanzani per la puntata 11, Hammad Amjad, Elena Fabbri e Cecilia Tolino per la puntata 12.

Una Vuelta por Toledo

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Le foto sono della professoressa Maria Carla Ponzi

Leggi Memorie di uno stage toledano di Lorenzo Balbo

Leggi Toledo: uno stage indimenticabile di Alice Scorzoni

Laura and Leo – Metamorfosi

di Anita Farneti

Quarta e ultima puntata per la rubrica Laura&Leo, realizzata in collaborazione tra il Liceo Leonardo Da Vinci e il Teatro Comunale Laura Betti di Casalecchio di Reno.

In questa puntata vi parleremo dello spettacolo Metamorfosi, andato in scena l’8 e il 9 aprile 2016, adattamento dall’opera di Ovidio a cura di Roberto Latini.

Qui potrete ascoltare il nostro commento e l’intervista integrale a Roberto Latini.

I disegni sono di Anita Farneti

La rubrica è realizzata con la collaborazione di Andrea Volpe alla parte tecnica.

Le musiche sono rilasciate con licenza creative commons e sono scaricate dal sito Jamendo. In questa puntata la musica di sottofondo è Andon di Alexander Siebert. La sigla è Possibilities di Jasmine Jordan

Leggi la recensione “graphic” dello spettacolo Metamorfosi

Memorie di uno stage toledano

di Lorenzo Balbo

Era cominciata presto la giornata di Max. La sveglia era suonata, come sempre capita nei giorni lavorativi, alle 8. Giusto il tempo di azzannare una ensaimada, dolce maiorchino dalla caratteristica forma a spirale, e sorseggiare un caffè corretto col latte e si parte verso Plaza Zocodover (nucleo centrale dell’assetto urbano toledano) per aprire il negozio dove Max lavora come archeologo insieme alla moglie, Elena. La macchinetta lasciata appositamente sul fornello servirà certamente più a lei, che di dosi giornaliere di caffeina ne ingerisce quasi sette. Ma il cafè, è risaputo, “lo fanno meglio gli italiani”.

Per arrivare a lavoro, per fortuna, non c’è bisogno della macchina. Le vie del casco antiguo (zona centrale della città delimitata dalle mura antiche e posta in cima ad un colle) sono talmente strette che quando passa un veicolo, i pedoni sono costretti a rifugiarsi ai margini della carreggiata. Talvolta trattenendo anche il respiro, onde evitare spiacevoli incontri con specchietti altrui.

La giornata è stata stancante, ma la solarità delle gente del posto sa alleviare anche la pesantezza di un raro giorno di pioggia. Si conoscono tutti, o quasi, qui a Toledo. L’ambiente è sano e accogliente. Forse perché, da tempo immemore, è stato abituato ad essere crocevia delle tre culture monoteiste che, convivendo e alternandosi, hanno radicato le loro tradizioni in questo atomo di Spagna pullulante di storia. Non è raro, infatti, imbattersi in una Mezquita convertita in Sinagoga o in Iglesia.

L’orologio segna le nove di sera. Ora Max è in cucina, il luogo della casa in cui meglio può esprimere il suo estro. Da molti anni a questa parte collabora con progetti di scambio culturale, offrendo asilo a studenti stranieri. A loro, tra poco meno di mezz’ora, servirà la bomba, una cena molto impegnativa per gli apparati digerenti.

Primer plato: paella. Celeberrima specialità della cucina valenciana a base di riso, zafferano, carne, verdure e spezie, servita nella tipica e apposita padella, la “paella”, appunto. Max, però, opterà per la variante alternativa che, al posto della carne, prevede i frutti di mare: la paella de marisco.

In sottofondo, le notizie del telegiornale esordiscono con la solita sequela di scandali politici, che non risparmiano né membri della Famiglia reale né ex presidente della Comunità autonome (la Spagna è una monarchia costituzionale divisa in regioni autonome, ndr). “Siamo molto sfiduciati per la situazione del nostro paese. Ogni giorno ci vendono dati buoni, ma a noi non sembra che le cose stiano migliorando”. “I politici spagnoli hanno dimostrato che, prima o poi, finiscono sempre per rubare soldi a noi cittadini”, rafforza il carico Elena.

E le recenti elezioni? I quattro partiti principali hanno aperto un valzer di trattative, fino ad ora inconcludenti. Rey Felipe IV ha convocato al Palazzo reale Mariano Rajoy, lider del PP (Partido Popular, destra) che detiene la maggioranza relativa, ma per ora non sono stati raggiunti i numeri giusti per stabilire un coalizione vincente. Segue a ruota l’altro partito spagnolo storico, il PSOE (Partido Socialista Obrero Español, sinistra) guidato da Pedro Sanchez e Podemos di Pablo Iglesias. Entrambi hanno fatto capire che di alleanze non se ne parla. Qualche gradino più in basso si piazza Ciudadanos di Albert Rivera. Carne al fuoco ce n’è. La telenovela continua.

La parte sportiva, nei telediarios spagnoli, occupa ben un quarto d’ora. “C’è un gran interesse per lo sport, anche se non capisco perché” afferma la consorte. Max, supporter sfegatato del Toledo, sbuffa : la nazione iberica ha, soprattutto negli ultimi anni, sempre occupato posizioni di vertici nei ranking mondiali più popolari. “Barcelona no puede ganar (vincere): el sabado va a perder contra el Levante”, sentenzia. Il nostro eroe nutre, in effetti, una profonda avversione nei confronti dei due colossi della Liga, rei di essere eccessivamente ricos e ladrones.

Segundo plato: tortilla, frittata di uovo sbattuto e patate. “Metà degli spagnoli aggiungono cipolle, ma noi siamo della fazione opposta” commenta lo chef, prima di cominciare una approfondita analisi sui luoghi comuni iberici.

“I baschi vengono facilmente bollati come burberi. Sono molto orgogliosi della loro cultura e spesso si chiudono nei loro confini”: parlano una lingua incomprensibile, l’Euskera, senza alcun legame con le altre della penisola. Tuttavia, “hanno un forte senso dell’amicizia: per loro i compagni d’infanzia sono compagni di vita. Li apprezzo più che gente di altre regioni meridionali, apparentemente accoglienti, ma pronti a pugnalarti alle spalle”. Restando a nord,“anche in Galicia si parla una lingua diversa dal Castellano, ovvero il Gallego che, per vie della vicinanza geografica, subisce molto l’influenza del portoghese”. La terza lingua indipendente è il Catalano. “Sono nato a Lèrida, ma a quattro anni mi sono trasferito in Castilla y Leòn. Come nel Paìs Vasco, il senso di appartenenza è diffuso, ma non sento alcun legame con quella terra, anzi”. Più a sud, ma sempre sulla costa mediterranea, troviamo la Comunitat Valenciana: “è il principale sfondo dei fatti di cronaca nera spagnoli. Sarà per via del clima focoso del Levante, bah…”.

La gola è ormai secca e il testimone passa a Elena. “Sono di Madrid e noi capitolini abbiamo la nomea di essere altezzosi”. “Non che i toledani, inospitali e tontos”, aggiunge scherzosa, “se la passino meglio”. “I miei genitori”, prosegue, “sono andalusi. E’ una regione particolare e decisamente vasta: da una città all’altra si nota molto il cambio di inflessione. La parlata è stretta e, se non si è nativi di quelle zone, la comprensione risulta davvero difficile”.

Postre: churros, pastelle fritte spolverate di zucchero, spesso accompagnati con una tazza di cioccolata calda.

Franco? In Spagna non pronunciate quel nome. Le ferite di quel periodo nero sono ancore aperte. Ho vissuto il Franchismo fino all’età di otto anni. Ricordo che, ai tempi delle elementari, si soleva fare l’appello mattutino disposti in riga, salutando a turno la maestra col braccio teso. Una volta, appena passatami affianco, le feci il dito medio. Sfortunatamente se ne accorse e mi punì. Ci bacchettavano ogni giorno. Molti di noi provenivano da famiglie anti-franchiste, ma dovevamo celarlo. Alcuni dei miei compagni avevano parenti dissidenti: chi era contro il regime spariva regolarmente, salvo poi essere ritrovato morto più avanti. Malattia, la diagnosi”.

“La mia è stata una generazione sostanzialmente bruciata”, prosegue nel fiume in piena di ricordi Max. “Dopo la dittatura (terminata nel 1975), è arrivata la cocaina che ha devastato i giovani spagnoli”. E’ il momento di prendersi una pausa.

In salotto fa capolino anche Elena. “Ho sentito che in Italia si parla molto del problema immigrazione. Anche da noi è così. Le zone nevralgiche degli sbarchi sono, ovviamente, Ceuta e Melilla prima e lo Stretto di Gibilterra poi. Molti profughi arrivano per proseguire il loro cammino verso nord. Personalmente non credo che l’accoglienza possa causare alcun problema alla popolazione spagnola. Molti di noi, a inizio novecento, ma anche recentemente sono emigrati all’estero in cerca di una sistemazione migliore”.

Mezzanotte e mezza. Tempo di andare a risposare: Max e Elena sono stanchi. Domani li aspetta una nuova giornata. Prima di rintanarsi sotto le coperte, però, gli studenti li salutano e, come doveroso nei confronti di questo calibro, li ringraziano por ser muy buena gente.

Ps. Il giorno dopo, Iglesias andrà a Palazzo Reale, ma la chiacchierata con Felipe IV terminerà in un nulla di fatto. In contemporanea, il Barcellona si imporrà, grazie ad un arbitraggio generoso, 2-0 sul campo del Levante. Nonostante ciò, da Valencia non giungeranno notizie di fattacci nel post-partita.

Stage a Toledo 2016

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Le foto sono di Andrea Volpe

Leggi Toledo: uno stage indimenticabile di Alice Scorzoni