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Brainmusic

Tutti vediamo la musica a modo nostro, ma come la vede il nostro cervello?

di Beatrice Lelli

Oggi non mi concentrerò tanto sull’aspetto etimologico o sul significato che la musica può avere per ognuno di noi, ma su come quest’ultima interagisca con il nostro corpo a livello neurologico e se esiste una ragione per la quale siamo portati ad amare un genere musicale più di un altro.

Vi sono diverse interpretazioni di come la musica sia in grado di interagire con il nostro cervello. Per alcuni, come Gardner (docente dell’università di Harvard), l’attitudine e la competenza musicali appartengono ad un substrato cerebrale totalmente riservato a questa particolare attività e capacità: per questo motivo, essendo localizzate in un’area autonoma dalle altre, chiunque sia sottoposto ad uno stimolo adeguato sarebbe potenzialmente in grado di praticarla.

Quindi, secondo questa teoria, la musica non “discrimina” nessuno in partenza, poiché può accadere che uno schizofrenico raggiunga grandi risultati , o almeno risultati più rilevanti di quanti mai ne otterrà un brillante scienziato o matematico di successo.

Vi sono, però, anche altre interpretazioni, secondo cui la musica viene vista come un prolungamento o l’esercizio dell’intelligenza del cervello umano: infatti, essa metterebbe in gioco molte altre funzioni e componenti che fanno parte dei processi essenziali alla sopravvivenza e al sostentamento dell’uomo, come ad esempio la comprensione del linguaggio o la decodificazione e l’unione di determinati simboli.
Quindi, secondo questo ragionamento, alla musica non sarebbe riservato alcuna area cerebrale o alcuna funzione specifica e per questo è costretta ad appoggiarsi ad altri sistemi più adatti ed avanzati che però servirebbero per altri compiti, svolgendo così una funzione parassitaria.

Personalmente prediligo la prima interpretazione; sarà perché mi piace essere una persona ottimista o perché credo fermamente nella musica, ma non riesco a capacitarmi di come questa possa essere considerata un parassita, tanto meno dal momento in cui sono stati scientificamente affermati i grandi risultati ottenuti grazie all’aspetto curativo della musica, soprattutto a livello psicologico.

Per quanto riguarda la scelta di prediligere un certo tipo di genere musicale rispetto ad un altro, questo dipende dalle emozioni che esso trasmette ad ognuno di noi e quindi coinvolge il meccanismo psicologico di ogni uomo, ma questo è un altro discorso…